Sulla Porta di Terraferma, monumento rinascimentale che protegge la rocca di Zara in Dalmazia, giganteggia il leone di San Marco. Per secoli la cultura italiana, la sua lingua e la sua storia hanno abitato le terre dell’Istria, del Quarnaro e della Dalmazia. Conflitto e convivenza hanno da sempre segnato i rapporti tra le popolazioni italiane e quelle slave che si sono trovate a condividere quei territori, spesso entrambe private della libertà e entrambe vessate da potenze straniere. Il sacrificio di Nazario Sauro e di Guglielmo Oberdan o la diserzione anti-asburgica dello sloveno Ljudevit Pivko, sono solo alcuni esempi della lotta per la libertà che i popoli di quelle terre, italiani e slavi, hanno da sempre condiviso. Il confine orientale dell’Italia, l’ “ala d’Italia” come la chiamava D’Annunzio, è uno dei tanti confini contesi che sono esistiti e purtroppo esistono ancora in alcune zone della nostra Europa. Dopo gli orrori della seconda guerra mondiale, noi europei abbiamo faticosamente scelto la via della collaborazione, della cooperazione e della pace, strada che non deve essere abbandonata in favore di sterili e miopi sovranismi ma percorsa fino in fondo per creare un’Europa dei Popoli, forte, equa, libera, unita e sempre dalla parte dei diritti civili e sociali. Gli italiani dell’Istria e dalla Dalmazia, che prima della seconda guerra mondiale abitavano pacificamente quei territori sotto la sovranità italiana, hanno pagato il prezzo delle violenza e del folle imperialismo fascista. Il fascismo ha scatenato il conflitto, occupato militarmente territori jugoslavi e con la sconfitta, ha abbandonato alla violenza dei partigiani di Tito gli italiani che abitavano quelle terre.
L’odio genera sempre altro odio e la violenza altra violenza, per questo, quando ho ricoperto il ruolo di ministra ho sentito il dovere di promuovere e supportare una memoria attiva perché è da quella che dipende una cittadinanza responsabile per le nostre ragazze e i nostri ragazzi. Nelle nostre scuole educhiamo cittadine e cittadini responsabili e consapevoli, giovani che, attraverso lo studio e l’approfondimento, acquisiscono competenze di cittadinanza che consentono di costruire società eque, libere, giuste. Per questo motivo, in occasione del Giorno del Ricordo, invitammo tutti gli istituti scolastici del Paese a organizzare iniziative per indagare nel dettaglio cosa sia stata la tragedia delle Foibe e per promuovere la conoscenza degli eventi che costrinsero centinaia di migliaia di italiani, abitanti dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia, a un esodo forzato. No al negazionismo, il ricordo del nostro passato, anche delle sue pagine più dolorose, deve essere sempre attivo e trasparente: solo così possiamo fare in modo che il male non torni a imperversare nelle nostre comunità, che ogni giovane riconosca nel presente ogni forma di violenza, di discriminazione e di emarginazione e la contrasti con decisione.
