Sono state approvate questa settimana, sia in Senato che alla Camera, le risoluzioni di maggioranza che riguardano sia il raggiungimento della parità di bilancio nel 2019 che il Def, il Documento di Economia e Finanza con cui il governo illustra l’andamento macroeconomico del Paese.
In particolare, la risoluzione sul Def è stata approvata in Senato con 175 voti favorevoli, 108 contrari e 4 astenuti, e oltre a condividere vari elementi del documento propone anche al Governo di agire, sempre nell’ottica della competitività e della sostenibilità della crescita, promuovendo anche la contrattazione decentrata e la flessibilità in uscita per la pensione, con particolare riguardo ad alcune categorie come i casi di disoccupazione involontaria e di lavori usuranti.
Il Parlamento ha riconosciuto che con questo documento l’Italia si appresta a presentare in Europa un piano di programmazione economica e di riforme molto chiaro, che evidenzia priorità in termini di crescita, da un lato, e risanamento dei conti pubblici, dall’altro. Il documento, infatti, è basato essenzialmente su obiettivi di crescita vincolati al risanamento di bilancio e alla riduzione del debito, ed è composto di tre sezioni, dedicate rispettivamente al Programma di Stabilità dell’Italia, all’Analisi e tendenze di finanza pubblica, al Programma Nazionale di Riforma (PNR). Nella prima sezione sono riportati tutti gli elementi e le informazioni richiesti dai regolamenti dell’Unione europea e dal nuovo codice di condotta sull’attuazione del Patto di stabilità e crescita; nella seconda sezione sono indicate le regole generali sull’evoluzione della spesa delle amministrazioni pubbliche, in linea con le esigenze di controllo dell’andamento della spesa pubblica; nella terza sezione, invece, lo schema del Programma nazionale di riforma (PNR) definisce gli interventi da adottare per il raggiungimento degli obiettivi nazionali di crescita, produttività, occupazione e sostenibilità, delineati dalla nuova Strategia Europa 2020.
Il dato da evidenziare è che nell’ottica di medio e lungo termine, tenendo conto sia del fallimento delle politiche incentrate sull’austerità che del rallentamento globale segnalato dagli indicatori europei ed internazionali, sono confermati gli impegni del nostro Paese per consolidare le finanze pubbliche rispettando il Patto di stabilità e crescita europeo, mettendo al centro dell’agenda italiana condivisibili obiettivi di crescita, occupazione, innovazione, miglioramento dell’istruzione, integrazione sociale, energia e sostenibilità ambientale, definiti nell’ambito dell’Unione europea.
La crescita programmata del PIL è del 1,2 per cento, che si incrementa negli anni successivi, per effetto delle politiche messe in campo finora, dell’1,4 per cento nel 2017, dell’1,5 nel 2018, e del 1,4 per cento nel 2019. Questo andamento influirà positivamente anche sul mercato del lavoro, con un tasso di disoccupazione che è previsto scendere fino al 10,6 per cento.
Viene confermata la strategia di riduzione del rapporto debito-PIL, con una prima riduzione dal 2016 di 0,3 punti percentuali rispetto all’anno precedente fino a raggiungere il livello del 123,8 per cento nell’anno terminale del periodo di previsione, con una riduzione complessiva nel periodo stesso di circa 9 punti percentuali.
Questo quadro, accanto alla riduzione delle spese e della pressione fiscale, si lega al piano di riforme messe in campo per aumentare la crescita e la competitività del nostro sistema-paese. Parliamo di misure importanti come quelle, ad esempio, che riguardano l’utilizzo di fondi strutturali nel Mezzogiorno con il masterplan, le riforme istituzionali, la pubblica amministrazione e le semplificazioni, il mercato del lavoro e le politiche sociali, la riforma della giustizia, il sistema bancario e la finanza per la crescita, le privatizzazioni, le politiche per la concorrenza, l’istruzione e ricerca; a cui si aggiungono la rimozione degli squilibri territoriali, la lotta alla povertà, l’imposizione fiscale e la riforma della legge di bilancio. Altro aspetto condivisibile è che questo documento propone di scoraggiare l’attivazione delle cosiddette clausole di salvaguardia per il 2016, proprio per evitare aumenti nel prelievo a carico di cittadini ed imprese.
Nell’ottica delle prospettive economiche, dunque, il DEF 2016 offre delle linee di riferimento coraggiose e ampiamente condivisibili perché volte a valorizzare pienamente la ripresa della nostra economia, giunta nel 2015 dopo tre anni consecutivi di contrazione. A Governo e Parlamento spetterà di agire coerentemente affinché nella Legge di Stabilità del 2017 queste linee possano trovare la loro concreta traduzione in misure virtuose per la crescita, lo sviluppo, l’occupazione, l’equità, senza mai perdere di vista il risanamento dei conti pubblici e puntando al definitivo superamento dei limiti storici della nostra economia. |