Autore: valeria pubblicato il martedì, giugno 16 th, 2015 · no Comments · In News ,Newsletter

Questa settimana sarà decisiva, per la VII Commissione del Senato (Istruzione pubblica, beni culturali) per esprimersi sulla riforma della scuola. Con l’emendamento che prevede l’insegnamento della parità di genere in tutte le scuole di ogni ordine e grado, già approvato dalla Camera, la legge di riforma della scuola si è arricchita di un principio che è un investimento fondamentale sul futuro delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi, ispirato a quanto previsto in materia già dalle nostre leggi, dalla nostra Costituzione, dal più avanzato diritto europeo. Chi, da più parti, ha intrapreso battaglie contro questo emendamento, lo ha fatto con argomentazioni che esulano dai contenuti del provvedimento, promuovendo, di fatto, avvilenti strumentalizzazioni, agendo guidato da pregiudizi e con sistematica disinformazione.È tale la paura della diversità, e della differenza, che in nome della “Difesa della Famiglia” è stata convocata, per il prossimo 20 giugno a Roma, una manifestazione nazionale contro il ddl Cirinnà, sulle Unioni civili, ed il mio, sull’introduzione dell’educazione di genere nelle scuole, nonché contro il suddetto articolo della riforma della scuola, a partire dalla strumentale manipolazione delle linee guida sull’educazione sessuale nelle scuole dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Tra le sigle, poche, che hanno aderito, anche alcune che si contraddistinguono affermando che, per evitare i suicidi di adolescenti vittime di persecuzioni omofobe, l’unica strada è la “conversione” all’eterosessualità.

In nome dunque della “difesa dei nostri figli” e della “famiglia naturale” o “tradizionale”, si vuole contestare il diritto di ragazze e ragazzi di crescere nella consapevolezza di sé e sentendosi accolti e riconosciuti per ciò che sono. Questo significa, infatti, educare alla differenza, alle differenze: saper conoscere e valorizzare la ricchezza che ciascuna e ciascuno di noi è, il dono unico e insostituibile che ognuna e ognuno di noi può diventare per se stesso e per il mondo, anche destrutturando le architetture sociali che impongono la codificazione artefatta dei ruoli in nome di una presunta naturalità. E questo può e deve avvenire in famiglia e nella scuola.

È stata orchestrata una campagna che, anche questo va detto, non si fa scrupoli nel cavalcare l’onda delle tante informazioni circolanti nel web totalmente infondate, come quella che attribuisce agli “Standard per l’Educazione Sessuale in Europa”, elaborati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e sviluppati dal Centro Federale per l’Educazione alla Salute tedesco (BZgA), la promozione di giochi erotici da insegnare negli asili. Al di là dell’intento manipolatorio, esiste comunque un problema culturale che non può essere minimizzato, ma sono certa che lo stesso mondo cattolico offra spazi di dialogo con i laici, che va assolutamente perseguito, e che il suo apporto sia fondamentale per costruire un nuovo patto educativo, in cui la differenza di genere sia riconosciuta come risorsa e la lotta a pregiudizi e stereotipi condivisa.

Facciamo insieme, in primo luogo, un’operazione di chiarezza, a partire dalla lettura del testo dell’emendamento, che prevede che l’elaborazione dell’offerta formativa assicuri “l’attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità di genere, la prevenzione alla violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle relative tematiche”. Non è possibile, leggendo queste parole, decifrare “teorie gender obbligatorie”: c’è invece la definizione di una chiara scelta politica da portare a termine per promuovere un’educazione al rispetto delle diversità, ai sentimenti, agli affetti. Se questo provvedimento è contro qualcosa, questo qualcosa sono gli stereotipi, i pregiudizi, le discriminazioni, il bullismo omofobico, e nient’altro.

Proprio l’educazione alla parità di genere può essere uno degli strumenti più efficaci per valorizzare le differenze, e contrastare l’omologazione dilagante, e chi vede in questo l’introduzione di una diabolica teoria gender, compie un doppio grave errore di disinformazione. In primo luogo, come detto e ripetuto da tante e tanti scienziati e intellettuali di diverse discipline e di diversi orientamenti culturali, compresi eminenti teologi, non esiste una “Teoria Gender”: esistono invece gli studi di genere che si prefiggono di cancellare le discriminazioni riprodotte, a tutti i livelli della società, in base alle differenze. In secondo luogo, si mistifica un’azione di grande valore pedagogico, rappresentandola come il prodotto ideologico di questa o quella componente politica, speculando sulla paura del cambiamento, il che avvelena tutti i dibattiti.

Alla base del provvedimento vi sono obiettivi trasparenti e assolutamente condivisibili da tutti. È questo l’unico modo serio, concreto, di fare prevenzione. O vogliamo continuare soltanto ad indignarci davanti ai femminicidi, ai dati sulla violenza di genere, ai fatti di cronaca che vedono i nostri ragazzi e le nostre ragazze vittime e protagonisti di bullismo, omofobia, misoginia?

È ormai da tutti riconosciuto che il problema della violenza di genere ha una radice culturale profondissima, che viene da lontano: la politica ha il dovere di recidere queste radici. Lo deve fare con coraggio, con umiltà, con la coerenza di promuovere, veramente, l’articolo 3 della nostra Costituzione, visto che la discriminazione, la violenza di genere, gli stereotipi, di fatto, limitano la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impedendo il pieno sviluppo della persona umana. Il raggiungimento della parità, il superamento delle discriminazioni sessuali, nonché delle varie forme di violenza di cui le donne e le ragazze sono vittime, sono in primo luogo da costruirsi attraverso un cambiamento culturale.

Non vedo quale altro luogo possa essere migliore della scuola per intraprendere, insieme a chi in questa comunità vive e agisce – studenti, famiglie, insegnanti – un intervento educativo in grado di restituire, alla nostra rappresentazione dei generi, la profondità e la complessità che meritano.

Per questo è necessario che ogni ciclo scolastico e ciascuna disciplina siano consapevolmente orientati all’apprendimento di una cultura di relazioni tra persone libere, consapevoli dei ruoli di ciascuno nel rispetto delle differenze, anche di genere, condizione questa certamente pregiudiziale sia a una cultura della non violenza, sia al superamento della prevaricazione, intesa come modalità di affermazione di singoli e di gruppi sociali.

Ecco dunque perché una buona scuola non può trascendere dall’insegnamento della parità di genere. Chi su questo innalza muri e barriere ideologiche, allontana il nostro sistema formativo da quella che è la sua primaria vocazione: costruire una piena cittadinanza per tutti e ciascuno, condividere la scrittura di un futuro che deve appartenere a tutte e tutti, cui tutte e tutti hanno il diritto di partecipare.

Ad essere in gioco, dunque, è il ruolo stesso delle istituzioni, intese nella loro più nobile accezione, la loro capacità di saper stare dentro il Paese reale e riuscire a realizzare un cambiamento di cui non bisogna assolutamente avere paura: un Paese che ha ratificato per primo quella straordinaria piattaforma di trasformazione sociale che è la Convenzione di Istanbul, contro la violenza di genere e le discriminazioni, non può limitarsi a prevenire la violenza di genere e a promuovere la parità, il rispetto, la reciprocità, con semplici sperimentazioni o buone pratiche, ma deve elevarle a standard dell’intero sistema scolastico.

A chi legge in tutto questo una deriva ideologica contro la famiglia, bisognerebbe spiegare: si scrive parità di genere, si legge patto educativo per la non discriminazione, la piena cittadinanza, il reciproco rispetto.

in Senato


Assemblea

Il Senato, nella seduta pomeridiana di mercoledì 10, ha approvato con modifiche, con 163 voti favorevoli, 2 contrari e 65 astenuti, il testo proposto dalla Commissione Giustizia sui ddl n. 859 e connessi, che, nel nuovo titolo, reca “introduzione del reato di omicidio stradale e reato di lesioni personali stradali”; il provvedimento passa all’esame della Camera dei deputati.

L’Assemblea, nella seduta di giovedì 10 giugno, ha incardinato il ddl n. 1678 recante la delega in materia di appalti e concessioni, nel testo proposto dalla Commissione Lavori pubblici.

Qualificare e ridurre le stazioni appaltanti, istituire presso l’ANAC un albo nazionale dei commissari di gara, vietare l’utilizzo della procedura del massimo ribasso per le gare di progettazione, semplificare gli oneri documentali a carico dei soggetti partecipanti: questi i punti fondamentali del provvedimento. Seguendo i principi delle direttive europee recepite saremo in grado di superare l’affidamento di contratti attraverso procedure derogatorie, una patologia del sistema italiano fortemente legata ai fenomeni corruttivi.

La trasparenza e la pubblicità delle procedure e delle gare costituiscono infatti quella tracciabilità indispensabile per il controllo degli appalti in tutto il loro percorso, e questo è un cambiamento fondamentale di cui il nostro Paese necessitava da tempo.

Commissioni

L’A.S. 14 e connessi – testo unificato – in materia di disciplina delle coppie di fatto e unioni civili è stato all’attenzione della COMMISSIONE GIUSTIZIA nelle sedute del 9 e 11 giugno.

La COMMISSIONE FINANZE, nella seduta del 9 giugno, ha espresso parere favorevole con osservazioni sullo schema di decreto legislativo recante misure per la crescita e la internazionalizzazione delle imprese (A.G. n. 161).

La Commissione, nella seduta del 10 giugno, ha poi approvato lo schema di parere favorevole con condizioni e osservazioni, recante disposizioni sulla certezza del diritto nei rapporti tra fisco e contribuente, così come modificato in esito al dibattito (A.G. n. 163).

È proseguito tutta la settimana, in COMMISSIONE ISTRUZIONE, l’esame del disegno di legge n. 1934 concernente la riforma del sistema nazionale di istruzione, già approvato dalla Camera dei deputati.

Nella seduta di mercoledì 10 giugno, la COMMISSIONE LAVORO ha portato avanti la trattazione del ddl n. 1051 sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese. Il termine per la presentazione degli emendamenti al nuovo testo del disegno di legge è stato spostato a giovedì 18 giugno, ore 12.

dalla Camera


Nelle sedute del 10 e 11 giugno, la Camera è stata impegnata nell’approvazione delle Disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea – Legge europea 2014 e di altre leggi in tema di relazioni internazionali.
temi della settimana


Governo
Giovedì 11 giugno si è riunito il Consiglio dei Ministri.
Numerosi i provvedimenti approvati.
Un decreto legge recante misure urgenti in materia di enti territoriali. Nello specifico il testo prevede, per il Patto di stabilità interno, norme che allentano i vincoli consentendo a Comuni, Province e Città metropolitane margini maggiori per investimenti volti alla cura del territorio e all’erogazione dei servizi. Le norme non comportano maggiori oneri la finanza pubblica perché resta invariato l’obietto complessivo del patto di stabilità dei Comuni fissato dalla legge di stabilità.
A favore dei Comuni viene previsto un ammorbidimento delle sanzioni per il mancato rispetto del patto di stabilità interno nel 2014.
Sono inoltre incrementate di 2 miliardi di euro le risorse destinate alle Regioni e alle Province autonome per far fronte al pagamento dei debiti certi, liquidi ed esigibili maturati alla data del 31 dicembre 2014.
Altre misure riguardano il Fondo compensazione IMU e TASI, in cui è attribuito ai Comuni un contributo di 530 milioni di euro, l’Anagrafe Nazionale Popolazione Residente (ANPR) e Carta d’identità elettronica, con disposizioni che consentono il superamento del documento digitale unificato attraverso la definitiva implementazione della nuova carta di identità elettronica.
Viene inoltre introdotta la Clausola di salvaguardia, norma che evita nel 2015 l’aumento dell’accisa sulla benzina previsto dalla legge di stabilità in caso di mancata autorizzazione da parte della Ue del meccanismo del reverse charge dell’Iva nel settore della grande distribuzione.
Il Consiglio ha approvato poi una serie di DECRETI ATTUATIVI SUL JOBS ACT

  1. Misure per la conciliazione delle esigenze di cura, vita e di lavoro Il provvedimento interviene, prevalentemente, sul testo unico a tutela della maternità (n° 151 del 26 marzo 2001), e reca misure volte a sostenere le cure parentali e a tutelare in particolare le madri lavoratrici. Il decreto interviene, innanzitutto, sul congedo obbligatorio di maternità, al fine di rendere più flessibile la possibilità di fruirne in casi particolari come quelli di parto prematuro o di ricovero del neonato. Il decreto prevede un’estensione massima dell’arco temporale di fruibilità del congedo parentale dagli attuali 8 anni di vita del bambino a 12. Quello parzialmente retribuito (30%) viene portato dai 3 anni di età a 6 anni; per le famiglie meno abbienti tale beneficio può arrivare sino ad 8 anni. Analoga previsione viene introdotta per i casi di adozione o di affidamento.
    In materia di congedi di paternità, viene estesa a tutte le categorie di lavoratori, e quindi non solo per i lavoratori dipendenti come attualmente previsto, la possibilità di usufruire del congedo da parte del padre nei casi in cui la madre sia impossibilitata a fruirne per motivi naturali o contingenti. Sono inoltre state introdotte norme volte a tutelare la genitorialità in caso di adozioni e affidamenti prevedendo estensioni di tutele già previste per i genitori naturali. Importante l’estensione dell’istituto della automaticità delle prestazioni (ovvero l’erogazione dell’indennità di maternità anche in caso di mancato versamento dei relativi contributi) anche ai lavoratori e alle lavoratrici iscritti alla gestione separata di cui alla legge n. 335/95 non iscritti ad altre forme obbligatorie.
    Il decreto contiene due disposizioni innovative in materia di telelavoro e di donne vittime di violenza di genere. La norma sul telelavoro prevede benefici per i datori di lavoro privato che vi facciano ricorso per venire incontro alle esigenze di cure parentali dei loro dipendenti. La seconda norma introduce il congedo per le donne vittime di violenza di genere ed inserite in percorsi di protezione debitamente certificati. Si prevede la possibilità per le lavoratrici dipendenti di datore di lavoro pubblico o privato, con esclusione del lavoro domestico, nonché per le lavoratrici titolari di rapporti di collaborazione coordinata o continuativa di astenersi dal lavoro, per un massimo di tre mesi, per motivi legati a tali percorsi, garantendo loro la retribuzione e gli altri istituti connessi.
  2. Disciplina organica dei contratti di lavoro e revisione della normativa in tema di mansioni
    Per quanto riguarda i contratti di collaborazione a progetto (Co. Co. Pro.), a partire dall’entrata in vigore del decreto, non potranno più esserne attivati (quelli già in essere potranno proseguire fino alla loro scadenza). Comunque, a partire dal 1° gennaio 2016, ai rapporti di collaborazione personali che si concretizzino in prestazioni di lavoro continuative ed etero-organizzate dal datore di lavoro saranno applicate le norme del lavoro subordinato. Restano salve le collaborazioni regolamentate da accordi collettivi, stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, che prevedono discipline specifiche relative al trattamento economico e normativo in ragione delle particolari esigenze produttive ed organizzative del relativo settore e poche altri tipi di collaborazioni. Con l’intento di espandere le tutele del lavoro subordinato, il decreto legislativo prevede, con effetto dal 1° gennaio 2016, un meccanismo di stabilizzazione dei collaboratori e dei lavoratori autonomi che hanno prestato attività lavorativa a favore dell’impresa. Rientra nel quadro della promozione del lavoro subordinato e del contrasto all’elusione anche l’abrogazione delle disposizioni sul lavoro a progetto e dell’associazione in partecipazione con apporto di lavoro dell’associato persona fisica.
    Mansioni – Viene previsto che il lavoratore può essere assegnato a qualunque mansione del livello di inquadramento, così com’è previsto nel lavoro alle dipendenze della pubblica amministrazione (articolo 52 del decreto legislativo n. 165 del 2001), purché rientranti nella medesima categoria e non più soltanto a mansioni «equivalenti», a mansioni, cioè, che implicano l’utilizzo della medesima professionalità. In presenza di processi di ristrutturazione o riorganizzazione aziendale e negli altri casi individuati dai contratti collettivi l’impresa potrà modificare le mansioni di un lavoratore fino ad un livello, senza modificare il suo trattamento economico (salvo trattamenti accessori legati alla specifica modalità di svolgimento del lavoro). Viene altresì prevista la possibilità di accordi individuali, “in sede protetta”, tra datore di lavoro e lavoratore che possano prevedere la modifica anche del livello di inquadramento e della retribuzione al fine della conservazione dell’occupazione, dell’acquisizione di una diversa professionalità o del miglioramento delle condizioni di vita.

Sono stati poi portati all’attenzione del Consiglio, per l’esame preliminare, i decreti attuativi riguardanti

3. Disposizioni per la razionalizzazione e la semplificazione dell’attività ispettiva in materia di lavoro e legislazione sociale.
Il decreto legislativo prevede, al fine di razionalizzare e semplificare l’attività ispettiva, l’istituzione dell’Ispettorato nazionale del lavoro. L’Ispettorato ha personalità di diritto pubblico, ha autonomia di bilancio e “autonomi poteri per la determinazione delle norme concernenti la propria organizzazione ed il proprio funzionamento.
La principale funzione dell’Ispettorato nazionale, risiede nel coordinamento, sulla base di direttive emanate dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali, della vigilanza in materia di lavoro, contribuzione e assicurazione obbligatoria.
4. Disposizioni per il riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro. Le disposizioni contenute nel decreto possono essere suddivise nei seguenti quattro gruppi fondamentali:
– disposizioni comuni alle integrazioni salariali ordinarie (CIGO) e straordinarie (CIGS);
– disposizioni in materia di CIGO;
– disposizioni in materia di CIGS;
– disposizioni in materia di fondi di solidarietà.

5. Disposizioni per il riordino della normativa in materia di servizi per il lavoro e le politiche attive.
Il decreto legislativo istituisce una Rete Nazionale dei servizi per le politiche del lavoro, coordinata dalla nuova Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro (ANPAL), e formata dalle strutture regionali per le Politiche attive del Lavoro, dall’INPS, dall’INAIL, dalle Agenzie per il lavoro e dagli altri soggetti autorizzati all’attività di intermediazione, dagli enti di formazione e da Italia Lavoro e ISFOL. L’istituzione dell’ANPAL avverrà senza nuovi oneri a carico della finanza pubblica. Tutte le risorse necessarie al suo funzionamento saranno infatti trasferite dal Ministero del lavoro e dall’ISFOL, dei quali sarà effettuata una conseguente riorganizzazione.

6. Disposizioni di razionalizzazione e semplificazione delle procedure e degli adempimenti a carico di cittadini e imprese e altre disposizioni in materia di rapporto di lavoro e pari opportunità
Le disposizioni contenute nel decreto possono essere suddivise in tre gruppi fondamentali. Il primo concerne la semplificazione delle procedure e degli adempimenti a carico di cittadini e imprese; il secondo i rapporti di lavoro; il terzo le pari opportunità.
Disposizioni in materia di pari opportunità
I principali interventi riguardano:
– la revisione dell’ ambito territoriale di riferimento delle consigliere di parità provinciali in vista della soppressione delle province;
– la modifica della composizione e delle competenze del Comitato nazionale di parità;
– la modifica delle competenze e della procedura di designazione e nomina delle consigliere, semplificando l’iter di nomina e superando le incertezze dovute alla precedente formulazione;
– l’introduzione del principio secondo cui per le consigliere di parità non trova applicazione lo spoil system di cui all’art. 6, comma 1, della legge n. 145/2002;
– la ridistribuzione fra gli enti interessati degli oneri per il sostegno alle attività delle consigliere;
– l’introduzione della Conferenza nazionale delle consigliere di parità, per rafforzare e accrescere l’efficacia della loro azione, e consentire lo scambio di informazioni, esperienze e buone prassi. La Conferenza sostituisce la Rete delle consigliere e opera senza oneri per la finanza pubblica.

Per conoscere tutti i provvedimenti adottati, è possibile consultare il comunicato stampa ufficiale.

Sul sito dell’Ufficio per il programma di Governo, sono pubblicati il Report di monitoraggio aggiornato al 4 giugno, il grafico sul tasso di attuazione, gli elenchi dei provvedimenti adottati e i link a quelli pubblicati.

in evidenza – rassegna


Lunedì 15 sono stata a Firenze per partecipare al dibattito organizzato dalla CISL di Firenze e Prato: “Sindacato e Politica: quale Rapporto?” Con Dario Nardella, Stefano Fabbri, Roberto Pistonina, Alfonso Bonafede, Alessia Petraglia, Cosimo Ferri, Nicola Nascosti e le conclusioni di Annamaria Furlan.Sabato 13, in mattinata, ho partecipato alla tavola rotonda che ha concluso il contest “Diversi e Insieme” rivolto a giovani dai 18 ai 35 anni e promosso da AIED e Cocoon Projects, pensato per promuovere l’educazione Peer to peer. Il tema di quest’anno (il contest è alla terza edizione) è stato la valorizzazione della diversità e complementarità tra i generi per promuovere una cultura basata sul rispetto, il confronto e la condivisione.
Qui le riprese della tavola rotonda.

Sempre il 13, nel pomeriggio, sono stata a Fermoper premiare i vincitori del Concorso “1914/2015 Storie, uomini e donne della Grande Guerra”.

Il concorso è stato istituito dalla Prefettura di Fermo e dall’Ufficio Scolastico Regionale per le Marche, Ufficio V, con fondi messi a disposizione da soggetti privati, per promuovere con gli studenti delle scuole superiori una riflessione sul significato storico, politico, economico e sociale della Prima Guerra Mondiale.

Questo il saluto che ho rivolto ai presenti.

Se ne parla in questo articolo.

Alla fine della cerimonia, sono stata a visitare la Comunità di Capodarco.

Giovedì 11 sono stata ospite di Checkpoint su Tgcom24.

Qui potete rivedere la puntata.

Ho partecipato mercoledì 10 giugno, qui in Senato alla presentazione del progetto Donna e Salute, promosso da NOIDONNE e le associazioni Woman to Be, NoidonneTrePuntoZero e Salute&Genere.

Se esiste una differenza di genere, di cui il corpo e la mente sono espressione, esiste anche una salute di genere.

Qui il video del mio intervento

Martedì 9 giugno sono stata ospite della trasmissione I Vostri Soldi su ClassCNBC, canale 507 di SKY.

Qui potete rivederla.