Da quando con la legge n. 211 del 20 luglio 2000 sono stati istituiti, i “Viaggi della Memoria” hanno rappresentato per migliaia di ragazze e ragazzi l’esperienza probabilmente più formativa, profonda, emotivamente e intellettualmente coinvolgente e pregnante che il nostro sistema scolastico, culturale e istituzionale potesse offrire loro.

Compiere anche fisicamente un viaggio fino al centro dell’orrore e della tragedia più grande della storia dell’umanità, i campi nazifascisti di concentramento, ha infatti significato per le giovani generazioni la possibilità di guardare negli occhi dei sopravvissuti che si sono fatti testimoni attivi di Memoria l’orrore della segregazione, della violenza, della disumanità più assoluta ma insieme anche lo straordinario valore della libertà riconquistata, dell’uguaglianza, del rispetto della vita umana, delle differenze, della democrazia.

Ecco perché, dopo la sospensione che l’emergenza sanitaria ha reso necessaria, restituire centralità a questa esperienza attraverso ulteriori finanziamenti alle scuole secondarie di secondo grado che intendano preparare ed effettuare i ”viaggi nella memoria”, come previsto dal disegno di legge 1684 votato ieri in Senato all’unanimità, è una scelta che qualifica un’assemblea che ha l’onore di avere tra i suoi rappresentanti la senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz e che ha dedicato metà della sua vita a testimoniare, soprattutto nelle scuole, lo sterminio e le persecuzioni del popolo ebraico e il dovere di non essere mai indifferenti.

Da ministra dell’Istruzione ho avuto il grande privilegio di poter ripercorre, insieme a decine di ragazze e ragazzi delle scuole italiane, le rotte dell’odio della Shoah. Un’esperienza che mi ha profondamente coinvolta ed emozionata sotto ogni punto di vista e per cui ancora oggi voglio esprimere sincera gratitudine a chi ci ha accompagnato, in particolare a Sami Modiano e alle sorelle Andra e Tatiana Bucci che, da piccolissime, quei campi li hanno abitati, dove hanno visto torturati, degradati, uccisi i loro cari e dai quali loro stesse sono uscite derubate della loro stessa fanciullezza.

Non posso dimenticare gli occhi delle studentesse e degli studenti riempirsi di lacrime al racconto del vissuto quotidiano dietro il filo spinato, delle baracche, delle continue angherie, violenze, sopraffazioni, degradazioni cui milioni di innocenti, vennero sottoposti per lunghi mesi e anni. Come non posso non ricordare la determinazione a fare tesoro di un’esperienza preziosa da condividere e rendere proficua al ritorno alla normalità, nella loro comunità di riferimento.

La conoscenza ci impone di non voltare la testa mai, di non essere indifferenti, di fare i conti con una pagina tragica del nostro passato. Una scelta non scontata e per molti anni, anche in Italia e direi forse soprattutto in Italia, elusa dal nostro sistema scolastico che risentiva da una parte del clima di contrapposizione politica che a lungo impedì di arrivare a riconoscersi tutti in una memoria condivisa sulla Shoah, dall’altra dalla scelta che molti sopravvissuti fecero al ritorno dai campi di tacere per paura di non essere creduti o, e questo è valso soprattutto per le donne, di essere considerati “pazzi”.

È stato soltanto con il decreto Berlinguer, del 1996, che i docenti di storia hanno dovuto confrontarsi con la storia contemporanea e procedere ad una riflessione su come impostarne la didattica.

È da quel momento che l’attenzione sulle leggi razziali, sui rapporti tra il fascismo e la deportazione, sulla storia dei campi di concentramento, porta allo sviluppo di numerosi progetti che spesso si concludono con viaggi nei campi e al riconoscimento della “testimonianza” come primario strumento di conoscenza e straordinario valore educativo e didattico per intraprendere un cammino di conoscenza capace di incidere sulla vita delle ragazze e dei ragazzi, sulla loro consapevolezza e adesione profonda ai fondamentali principi costituzionali iscritti in particolare nell’articolo 3.

Oggi, in un’epoca in cui stanno riaffiorando sempre più frequentemente sentimenti di odio razziale, soprattutto antisemita, dove la pace è messa nuovamente a repentaglio come purtroppo dimostra l’escalation di una crisi, come quella Ucraina, che investe direttamente l’Europa, è decisivo investire sulla conoscenza di ciò che è stato perché non torni mai più e nella consapevolezza che libertà, democrazia, pace, diritti umani vanno difesi ogni giorno, le diversità riconosciute, pienamente incluse e rispettate come la più grande ricchezza su cui la nostra comunità può crescere e prosperare.

Ricordo di averlo detto e ripetuto anche alle ragazze e ai ragazzi che con noi hanno visitato il campo di Auschwitz-Birkenau: guardatevi intorno, capite perché tornerete a casa diversi. E questo “tornare diversi” è l’investimento di una missione di tolleranza e rispetto, di curiosità e apertura all’altro. A partire dalla scuola e dell’università, che sono luoghi di inclusione e accoglienza. In questa Italia, in questa Europa, non deve più esse

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